Letteratura e Diritto. Davanti alla legge
Abstract:
«Allá se lo haya cada uno con su pecado. No es bien que los hombres honrados sean verdugos de los otros hombres». Se la sbrighi ciascuno col suo peccato–dice don Chisciotte vedendo la fila dei galeotti in catene; non è bene che gli uomini onesti si facciano carnefici di altri uomini. Sotto i più diversi cieli e nelle più diverse epoche, la letteratura sembra pervasa da un rifiuto del diritto e della legge, che essa respinge spesso confondendo e identificando i due termini e le realtà diverse che sottendono. Novalis, il romantico tedesco che si propone di poetizzare ossia di riscattare poeticamente il Tutto, scrive in uno dei suoi frammenti:«Io sono un uomo completamente illegale; non ho il senso né il bisogno del diritto». Un’antologia di affermazioni analoghe sarebbe fin troppo ampia. Questo atteggiamento della poesia–intesa nel senso più ampio di creazione artistica d’ogni genere–dinanzi al diritto non è riducibile a una rivolta della fantasia, libera e anarchica, alle regole e alla logica dei codici. Ogni artista degno di questo nome ha sempre saputo che non c’è regola più ferrea di quella che presiede alla creazione artistica, la quale–anche e forse soprattutto quando canta passioni selvagge e ribelli–impone le sue inesorabili leggi allo stesso suo artefice, magari suo malgrado. Quello che sta personalmente a cuore al signor Proust può essere talvolta, a sua insaputa e con suo rammarico, inaccettabile per il Narratore della Recherche, che lo esclude. In questo senso, ogni opera d’arte è intimamente affine a una precisa legge, i cui articoli e codicilli non ammettono l’ingerenza della pappa del cuore.
Año de publicación:
2006
Keywords:
Fuente:

Tipo de documento:
Other
Estado:
Acceso abierto
Áreas de conocimiento:
- Humanidades
- Ley
- Humanidades
Áreas temáticas:
- Derecho
- Literatura y retórica